Campagna Toscana Valtiberina

Valtiberina

Valtiberina

Presentazione

Il tratto percorso dal Tevere in terra toscana attraversa paesaggi verdi densi di memoria storica, punteggiati dai segni della presenza di Piero della Francesca, genio della pittura fiorentina che scelse la natura splendida della Valtiberina come sfondo per molti dei suoi capolavori.
I segni del tempo sono disseminati in tutto il territorio della Valtiberina Toscana, ricchissimo di borghi antichi, testimonianze artistiche e architetture religiose. Il rapporto tra l'uomo e il suo territorio in Valtiberina è da sempre tanto stretto quanto rispettoso: le popolazioni di ieri e di oggi hanno modificato il paesaggio lasciando tracce di sé, ma mai deturpando lo splendido scenario disegnato dalla natura. Pievi, monasteri, chiesette, eremi e conventi esprimono ancora oggi tutto il fervore di un sentimento religioso spontaneo e diffuso che ha lasciato architetture sobrie, armoniosamente inserite tra le foreste e le praterie della valle del Tevere. Dagli Etruschi al Rinascimento la Valtiberina ha registrato la crescita di civiltà diverse e grandiose, ha ospitato e ispirato geni ed artisti, da Piero della Francesca che qui era di casa, a Michelangelo che in Valtiberina nacque e al sommo poeta, Dante, senza dimenticare San Francesco che da qui passò prima di fondare il Monastero della Verna e l'ordine religioso che al santo deve il nome, quello dei Francescani.
In posizione geograficamente strategica, la Valtiberina costituisce un ottimo punto di partenza per esplorare gli splendidi territori che la circondano: verso l'Appennino Aretino, la porta è costituita dal Ponte di Buriano che, secondo alcuni studiosi, sarebbe stato scelto da Leonardo come sfondo per la Gioconda. Per raggiungere le pendici del Pratomagno, territorio di foreste grandiose e praterie a perdita d'occhio, si percorre l'Itinerario dei Setteponti, un susseguirsi di borghi e pievi tra le chiome degli ulivi. Dall'altra parte, il Casentino custodisce un patrimonio forestale tra i più significativi d'Europa, segnato da torrenti impetuosi che scorrono verso l'Arno e da celebri monasteri come Camaldoli e La Verna dove ancora oggi si recano centinaia di pellegrini.
Il turista trova dunque in Valtiberina lo scenario ideale per godere di paesaggi dal fascino straordinario, un ricco calendario di eventi culturali e infinite occasioni per visitare musei, luoghi d'arte, monumenti religiosi. Non mancano naturalmente le occasioni per muoversi all'aria aperta e, oltre ad un'ottima rete di sentieri trekking, la Valtiberina offre oggi al visitatore un pacchetto di ippovie che permette di scoprire le caratteristiche del territorio a cavallo, per un'immersione completa in ritmi lontani dalla quotidianità. A tavola si ritrovano sapori scomparsi dalla cucina di tutti i giorni, piatti tipici preparati con cura e senza fretta secondo antiche ricette e con prodotti locali, diversi in ogni stagione. Inutile sperare di trovare pietanze identiche in ristoranti diversi, perché in Valtiberina si cucina ancora secondo ricette tramandate tra le mura di casa, una diversa per ogni famiglia.

Storia


Per scoprire la storia della Valtiberina non importa leggere i manuali, basta farsi un giro fra i suoi paesi, Anghiari, Badia Tedalda, Caprese Michelangelo, Monterchi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro e Sestino. Tutto il territorio solcato dal Tevere mostra evidenti i segni dei popoli e delle civiltà che si sono avvicendati nel versante toscano della Valtiberina.
Le località odierne sorgono tutte sui resti di insediamenti che furono etruschi e poi romani, innalzati per potenziare la funzione strategica di collegamento tra il nord e il sud della penisola. Sia sotto la dominazione etrusca che in periodo romano, in Valtiberina si costruirono ponti e strade per sfruttare al meglio il ruolo geografico di cerniera, con benefici sempre crescenti sia per le attività commerciale che politiche. Le popolazioni aumentavano in proporzione con il fiorire dei commerci e le civiltà crescevano, diventando ogni giorno più potenti. Oggi non resta molto a testimoniare della grandezza raggiunta dagli Etruschi e dai romani, mentre si conservano ottimi esempi del periodo medievale. Nell'età carolingia e post carolingia si continuò a sfruttare la posizione strategica della Valtiberina e nel suo territorio sorsero castelli, feudi e diocesi per il controllo temporale e spirituale del territorio. Gli eremi e i conventi disseminati nella zona mostrano il particolare fervore che la vita religiosa visse in Valtiberina durante il Medioevo, mentre a partire dal trecento fu l'influenza di Firenze a segnare la civiltà locale. La Valtiberina infatti è particolarmente ricca di opere d'arte e architetture profondamente influenzate dal linguaggio stilistico che si andava elaborando a Firenze durante il Rinascimento. I maestri fiorentini, come Piero della Fransceca, Michelangelo Buonarroti e Alberto Alberti, originari della Valtiberina, si formarono nelle botteghe fiorentine per poi arricchire con la loro arte le pievi e i borghi della terra natia.

Natura


I paesaggi della Valtiberina meritano di essere attraversati con calma, per osservare da vicino le bellezze naturali e le testimonianze storiche che li caratterizzano. Il modo migliore per muoversi in Valtiberina è dunque camminare, sia per compiere passeggiate brevi e adatte anche a chi non è molto allenato, sia per affrontare escursioni impegnative riservate solo agli esperti.
Un'eccellente alternativa alle passeggiate sono le escursioni a cavallo che in Valtiberina possono usufruire di un'ampia rete di ippovie, ben 12 itinerari appositamente studiati per essere percorsi in sella. Una tappa di grande interesse naturalistico è il Lago di Montedoglio o della Madonnuccia, costeggiato dalla superstrada e facilmente raggiungibile grazie alle numerose uscite. Naturalmente sarebbe preferibile arrivare la lago percorrendo la vecchia provinciale, un po' più tortuosa ma immersa tra i borghi più belli della zona. Nelle vicinanze del lago, merita una sosta l'abbazia benedettina di Succastelli, fondata nell'XI secolo, probabilmente sui resti di un edificio più antico. Fra gli innumerevoli sentieri che percorrono la Valtiberina in lungo e in largo, proponiamo tre dei più suggestivi e facili da affrontare, diretti all'Alpe di Catenaia, l'Alpe della Luna e al Sasso di Simone. L'Alpe di Catenaia, definita l'angolo più verde della Valtiberina, fa da spartiacque fra il Tevere e l'Arno ed offre molti sentieri, tra i quali merita sicuramente una giornata quello che collega il Lago Trasimeno con il Santuario Francescano della Verna, alle pendici del Casentino.
L'Alpe della Luna è il nome di un lembo di territorio davvero incontaminato che può essere esplorato imboccando uno dei sentieri che partono da Sansepolcro, da Sestino e da Badia Tedalda, diversi per lunghezza e difficoltà. Da non perdere, la vista ai due imponenti massi calcarei del Sasso di Simone e del Simoncello che si levano a guardia di Toscana, Marche e Romagna. L'imponenza dei due speroni circondati da fitte faggete si leva su un territorio percorso da numerosi sentieri che conducono fin sulla sommità del massiccio calcareo dove si conservano i resti di un'abbazia benedettina eretta nell'XI secolo. Sia i Malatesta che i Medici tentarono di costruire lassù una cittadella fortificata, della quale restano oggi alcune rovine e un complesso sistema di cisterne inglobate nella prateria che circonda i massi calcarei. L'eccellente offerta di percorsi da affrontare a cavallo permette di esplorare tutti gli angoli più belli della Valtiberina, con gradi diversi di difficoltà ma tutti ugualmente suggestivi. Le ipovie si snodano prevalentemente sul versante che confina con il Casentino: da Vialla si raggiunge Bagni di Cetica passando sul crinale del Pratomagno, da dove si gode uno dei panorami più maestosi dell'italia centrale, da qui si prosegue per Ponticelli passando il giogo della Consuma e sfiorando il Falterona. Guadando l'Arno, da Ponticelli si scende fino a Tramonte, da dove l'ippovia riparte per Archiano, la località in cui Dante ambientò la storia di Bonconte da Montefeltro, e raggiunge infine Casanova.
Sempre da Tramonte si diparte un altro percorso che passando per Badia Prataglia, alle pendici del Casentino, arriva a Gualanciole da dove si ammira un panorama superbo sulla Valtiberina e il Casentino. Moltissime le opportunità da cogliere in sella nella zona compresa tra Casina Birraia, Vialla, Gualanciole e Cocchiola, da dove comincia la strada per raggiungere il massiccio calcareo del Sasso di Simone. Da Violino infine si attraversa la valle del Tevere sfiorando Santa Fiora, nella zona del tufo, per voltare poi in direzione di Caprese Michelangelo ed entrare nel comprensorio dell'Alpe Catenaria. Quasi tutte le ippovie sono collegate tra loro e la presenza frequente di rifugi per la sosta permette ai più esperti di organizzare anche escursioni di due o tre giorni. Le carte a disposizione degli ospiti nei punti di informazione turistica sono corredate da legende chiare che indicano il grado di difficoltà di diversi itinerari, la presenza di passaggi stretti e pericolosi o di sentieri difficili da individuare, l'eventuale necessità di percorrere a cavallo strade molto transitate. I meno esperti dovrebbero affidarsi alle Guide Ambientali Equestri che conoscono perfettamente le zone da visitare e forniscono ottime garanzie di competenza ed esperienza.

Monasteri e Pievi


Un percorso alla scoperta di pievi, monasteri e conventi offre l'opportunità di visitare splendidi scorci naturalistici e di assaporare la spiritualità profonda che nel Medioevo condusse le popolazioni della Valtiberina ed innalzare possenti monumenti religiosi.
Porta del Casentino, la Valtiberina costituisce il preludio migliore per la visita dei celeberrimi complessi monastici di Camladoli e de La Verna, ma offre anche monumenti religiosi minori di straordinaria bellezza che offrono al visitatore la possibilità di programmare un itinerario completamente dedicato ai luoghi dello spirito. Il percorso comincia dal territorio di Sansepolcro, sulla collina di Montecasale, dove si trova il convento in cui anche lo stesso San Francesco d'Assisi si sarebbe fermato nel suo viaggio verso La Verna. Il Convento crebbe attorno ad un eremo costruito dai monaci Camaldolesi sui resti di una fortezza: serviva da ristoro per i viandanti e da ricovero per i pellegrini e, quando venne dato in dono a San Francesco, qui il frate soggiornò a lungo con altri confratelli. Il fascino dell'edificio è accresciuto dalla foresta circostante e dalla posizione panoramica sulla valle dell'Afra. Nel centro di Sansepolcro merita un visita la chiesa di San Francesco, dove si conserva uno splendido polittico del Quattrocento. A Monterchi si visita il convento delle Benedettine, tornato alle monache nel 1889, dopo esser stato trasformato in Conservatorio durante il Settecento.
Nel piccolo abitato di San Leo si trova una deliziosa chiesa romanica, impreziosita da un affresco del XV secolo. Ad Anghiari si visitano l'antica abbazia dei Camaldolesi e la chiesa di Santo Stefano, realizzata in cotto di stile ravennate durante l'VIII secolo. Da non mancare una sosta alla Pieve di Sovara, una delle più celebri della Valtiberina, costruita fra il VII e l'VIII secolo e al cui interno si trova un bellissimo fonte battesimale in pietra. L'edificio sorge lungo una strada costellata da tabernacoli, spedali e chiese che anticamente collegava Anghiari ad Arezzo. A Montalto si visitano invece il Santuario dei Cappuccini e il Castello dove San Francesco venne ospitato poco prima di morire. Il castello domina un panorama incontaminato e, se della sua struttura originale si hanno solo pochi resti, si è conservato intatto il cosiddetto Quartiere dei Lanzi, edificato nel Cinquecento. Poco distante da Caprese Michelangelo si trova l'Eremo della Casella, in posizione dominante a 1260 metri d'altitudine. La bellezza degli scenari naturali che si aprono attorno all'Eremo suggerisce di raggiungere l'insediamento a piedi o a cavallo percorrendo il sentiero o l'ippovia ben segnalati. L'Eremo venne fondato dagli abitanti del luogo nel 1224, per ricordare la sosta fatta da San Francesco nel viaggio di ritorno dalla Verna ad Assisi.

Musei


Il Museo Civico di Sansepolcro custodisce alcuni dei capolavori di Piero della Francesca, quali lo splendido affresco della "Resurrezione", il "San Ludovico di Tolosa" e il "San Giuliano". Splendido anche il Polittico della Misericordia, esposto in una sala a parte.
Oltre a quelle di Piero della Francesca, sono presenti le opere di molti altri artisti eccellenti: Santi di Tito, Giovanni Battista Mercati, Matteo di Giovanni, Andrea della Robbia, Luca Signorelli, il "Pontormo". Il museo ospita anche una corposa galleria di opere realizzate dai più significativi artisti nati o vissuti a Sansepolcro attivi tra gli anni venti e gli anni novanta del Novecento. Nello stesso edificio si trova una sezione museale dedicata al Tesoro della Cattedrale cittadina, dove si raccolgono paramenti sacri e oggetti preziosi. Nel seminterrato si trova infine la ricca collezione di reperti archeologici rinvenuti nei pressi di Sansepolcro dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana e dal Gruppo Ricerche Archeologiche locale.
Ad Anghiari merita una vista il Museo di Palazzo Taglieschi che ospita una vasta raccolta di dipinti, sculture e utensili tra i quali spicca una Madonna lignea quattrocentesca di Jacopo della Quercia. Belli anche i tondi robbiani attribuiti a Benedetto di Santi Buglioni e la terracotta policroma raffigurante la Natività con Santi attribuita ad Andrea della Robbia. Sempre ad Anghiari, nella cappella sconsacrata del Corpus Domini, ha sede il Museo della Misericordia. Vi si raccolgono le testimonianze dell'attività della Compagnia del Corpus Domini, al culmine nel Trecento, tra le quali carri - lettiga e portantine per l'assistenza ai malati di peste, ferri ospedalieri e un prezioso archivio di documenti che hanno aiutato a ricostruire la vita della Confraternita. Il Palazzo del Marzocco infine ospita il Centro di documentazione della Battaglia di Anghiari: plastici, soldati e armi in piombo, animazioni digitali offrono al visitatore la possibilità di conoscere da vicino un evento di importanza fondamentale per i destini storici della zona e di ammirare le ricostruzioni dei disegni preparatori eseguiti da Leonardo da Vinci per dipingere il celeberrimo quadro della Battaglia, commissionatogli dal Gonfaloniere di Firenze. Il Museo custodisce anche fedeli riproduzioni dei codici leonardeschi noti come "Manoscritto K" e "Codice Atlantico".
A Monterchi, il Museo della Madonna del Parto conserva uno tra i massimi capolavori di Piero della Francesca, realizzato dal maestro per la cappella del cimitero cittadino. Il Museo è dotato anche di spazi all'aperto dove, nel periodo estivo, si tengono iniziative di carattere culturale dedicate alla musica e alla letteratura. Monterchi ospita anche l'originale Museo delle Bilance, dove si conservano centinaia di strumenti di misurazione e pesatura italiani e stranieri, risalenti ad un arco di tempo compreso fra il 1400 e il 1948. La collezione fu realizzata da Velio Ortolani a partire dagli anni Sessanta. L'Antiquarium Nazionale di Sestino si trova nel cuore del paese e custodisce le testimonianze archeologiche dell'antichissimo borgo appenninico. Vi si raccolgono epigrafi di imperatori e di personaggi sestinati di origine etrusca, cippi riguardanti magistrature e magistrati municipali, imperatori, divinità e monumenti funerari. Splendidi i bassorilievi in pietra locale, raffigurazioni di ludi gladiatori e di una "damnatio ad bestias". Particolarmente interessante anche la collezione della statuaria e delle ceramiche. Il "Museo Michelangiolesco" fu costituito ufficialmente a Caprese Michelangelo nel 1964 in occasione delle celebrazioni del quarto centenario della sua morte. Allestito nella Casa Natale di Michelangelo (XIV sec.), nel Palazzo Clusini (XIV sec.), nelle Sale della Rocca e all'aperto, fra i resti dell'antico castello, conserva un corposo patrimonio di opere. Interessanti le riproduzioni antiche di opere di Michelangelo e la rappresentazione della vita di Michelangelo in 23 scene, eseguite dai maggiori pittori fiorentini fra il 1613 e il 1620.

Antichi Mestieri


In Valtiberina sopravvivono mestieri antichi, arti ed attività artigianali che affondano le radici in una cultura vecchia di secoli, ma che ancora oggi costituiscono una voce significativa dell'economia locale. Tecniche tramandate di bottega in bottega, lavorazioni altrove scomparse nei meandri della grande industria qui continuano ad essere padroneggiate da maestri artigiani che creano autentici capolavori.
Gli Istituti d'Arte di San Sepolcro e di Anghiari contribuiscono alla formazione dei giovani che proseguono nel solco della tradizione artigianale e mantengono vivace l'attività delle botteghe. In Valtiberina si possono trovare pezzi unici di rara bellezza, dai gioielli ai complementi d'arredo. A Sansepolcro domina la lavorazione dell'oro che, ispirandosi alla tradizione, dà vita a creazioni innovative ed originali esposte nella celebre "Biennale Orafa". Anche la lavorazione del merletto regala autentici capolavori, proposti al grande pubblico nella "Biennale del merletto". Vivace ed accurata anche la lavorazione delle ceramiche, mentre ad Anghiari l'attività trainante è la lavorazione del legno. A Caprese sono molto diffuse la lavorazione del vimini e della pietra, modellata da scalpellini di grande talento.

Gastronomia e Prodotti Tipici


La commistione fra tradizioni gastronomiche toscane, umbre e romagnole fa della cucina tipica locale un unicum eccezionale. E' il bosco a fornire gli ingredienti più pregiati e gustosi, come i funghi porcini, il tartufo e i frutti di bosco. Con i funghi si preparano crostini e primi piatti eccellenti, il tartufo impreziosisce insaccati, carni alla brace e primi piatti.
Da non perdere gli affettati locali, come la soprassata e il prosciutto crudo, mentre carni alla brace e arrosti faranno la gioia degli amanti dei secondi piatti. Fra le minestre merita una nota particolare quella cosiddetta di "centopelli", che richiede una lunga e laboriosa preparazione di carni di diverso tipo. Da provare anche la ribollita, tipico piatto fiorentino che però in Valtiberina guadagna in genuinità e sapore grazie alla freschezza delle verdure coltivate in loco. Fegatelli e salsicce, bolliti, carni imporchettate e formaggi come la ricotta, il pecorino e il raveggiolo sono tentazioni irresistibili per gli amanti della buona tavola. Tipica di Sansepolcro è la cosiddetta Ciaccia, pasta di pane lievitata fritta o cotta in forno, che può essere salata e farcita con salumi locali oppure zuccherata. Fra i dolci sono buonissime le creme, specialmente in estate quando si accompagnano con frutti di bosco freschi. Da provare i dolci tipici del Carnevale, come le castagnole e il pangiallo.

Un giro in Valtiberina


Anghiari


Anghiari è un antico borgo medievale che divenne dominio fiorentino nel 1440, dopo la famosa battaglia vinta sull'esercito dei Visconti. Per celebrare la storica vittoria, la Repubblica Fiorentina commissionò a Leonardo da Vinci la rappresentazione della "Battaglia di Anghiari". L'amore per l'arte è ancora vivo ad Anghiari dove sono particolarmente prosperi la lavorazione artigianale e il restauro del legno, che si volgono nelle pittoresche botteghe affacciate sui vicoli del centro.
Oggi si ammirano splendidi insediamenti medievali e signorili palazzi in stile rinascimentale fiorentino che si affacciano sui vicoli e sulle piazzette del centro storico. All'arrivo, colpisce l'imponenza delle mura di fortificazione e della Badia Camaldolese, mentre a fare il fascino del centro di Anghiari sono le casette addossate l'una all'altra, ben curate e dai balconi fioriti. Un giro alla scoperta di Anghiari parte da piazza Baldaccio o del Mercatale, dalla quale si dipartono le viuzze che conducono ai monumenti più interessanti. Da visitare la Badia del XII secolo, in stile romanico e a pianta ottagonale, dove oggi trova sede un ampio spazio espositivo, la pieve di Santo Stefano del VI secolo e la chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove si conservano una tavola del Sogliani raffigurante l'Ultima cena e la Madonna della Misericordia, una grande terracotta invetriata robbiana. In piazza Mameli si trova il Museo di Palazzo Taglieschi, dove si raccolgono una Madonna lignea policroma di Jacopo della Quercia, una Natività in terracotta policroma attribuita a Andrea della Robbia e un'ampia raccolta di oggetti d'arte tipici della tradizione popolare. Meritevole di una visita è infine il Palazzo Pretorio, con il teatro attiguo, costruito nel Settecento in perfetta armonia con lo stile medievale di tutto il borgo.

Badia Tedalda


Sulla sommità di un colle, a 756 metri d'altitudine, Badia Tedalda si sviluppò a partire da un minuscolo insediamento abbaziale benedettino, arroccato in posizione strategica lungo la strada che dal fondovalle conduceva all'Alpe della Luna. Immersa in un paesaggio verdeggiante di grande fascino, Badia Tedalda passò sotto il controllo della Repubblica di Firenze nel Quattrocento e poi seguì i destini storici della Toscana medicea e lorenese.
Nel piccolo borgo di montagna si conservano oggi la chiesa di San Michele, costruita nel Mille e ristrutturata nel Cinquecento dall'abate Bonafede, e i resti del Monastero di Sant'Angelo, risalente al IX secolo. Il Monastero si raggiunge percorrendo un sentiero immerso nei castagneti e conserva alcune belle terrecotte di Benedetto Buglioni, artista formatosi nella bottega fiorentina dei Della Robbia. Fuori dal centro, in una posizione incantevole fra i boschi di Badia, si trova il santuario della Madonna del Presale, mentre a Fresciano merita una sosta il santuario della Madonna delle Grazie, dove si conservano la chiesetta, l'antico romitorio e un ponte romanico intatto.

Caprese Michelangelo


Pittoresco borgo immerso in una montagna ricca di boschi e di sorgenti, Caprese dette i natali a Michelangelo Buonarroti, figlio del podestà locale, il 6 marzo 1475. Dentro la Casa Natale e la Rocca è stato allestito il Museo Michelangiolesco, dove si conservano numerosi calchi e riproduzioni fotografiche delle opere del genio della scultura, un suggestivo museo all'aperto con opere contemporanee e un monumento a Michelangelo di Arnoldo Zocchi dei primi del Novecento.
Caprese Michelangelo sorse probabilmente per motivi militari nel III secolo a.C. ed ancora oggi si conservano i resti del Castello di origine altomedievale costruito dai Longobardi. Nei pressi del paese si vistano pregevoli monumenti religiosi, come la Chiesa di San Giovanni, dove venne battezzato Michelangelo, quella di San Cristoforo costruita nel Mille, la Pieve paleocristiana di San Cassiano, l'Abbazia di Tifi e il Santuario della Madonna della Selva, dove si conserva un bellissimo affresco della Vergine.

Monterchi


Arroccato su un'acropoli alla quale si giunge attraverso una strada ripida e tortuosa, Monterchi è divenuto celebre grazie al bellissimo affresco della Madonna del Parto di Piero della Francesca. Eseguito attorno al 1445 per un tabernacolo del cimitero di Monterchi, fu dimenticato fino all'Ottocento quando, in occasione del V centenario della morte dell'artista, è stato staccato, restaurato e collocato in un apposito spazio allestito nel Municipio.
L'origine di Monterchi è però molto più antica: il paese sorge infatti su un insediamento etrusco - romano originariamente dedicato al culto di Ercole e in età medievale vennero erette le mura di fortificazione che ancora oggi si conservano in ottimo stato. Con la battaglia di Anghiari del 1441 anche Monterchi passò sotto il dominio dei fiorentini, confluendo successivamente nel Granducato di Toscana. Pittoresco è il centro storico, intatto nella struttura medievale, dove le caratteristiche stradine lastricate in pietra sono fiancheggiate da pregevoli palazzi signorili, come Palazzo Massi dove è allestito l'originale Museo delle Bilance e dei Pesi.

Pieve Santo Stefano


Attraversato il passo di Viamaggio, a quasi mille metri d'altitudine, si trova Pieve Santo Stefano, uno tra gli insediamenti più antichi di tutta la Valtiberina. Di origine etrusca, il paese divenne un importante centro per l'approvvigionamento del legname in età romana per crescere ulteriormente sotto il dominio fiorentino. Non si sa molto della storia di Pieve Santo Stefano perché nell'Ottocento un'alluvione distrusse opere d'arte, documenti e archivi civili.
Il più antico luogo di culto del paese fu la pieve alla quale deve il nome, costruita nel XII secolo e notevolmente ampliata con gli edifici della Collegiata di Santo Stefano. Tutto il complesso fu rimaneggiato nel corso dell'Ottocento ed oggi è in eccellente stato di conservazione. Vi si conserva un'Assunzione di Andrea della Robbia. Da vedere anche il Santuario della Madonna dei Lumi e, alla periferia del paese, un antichissimo tempietto pagano a pianta ottagonale. Nel Palazzo Comunale è stato allestito un museo assai singolare, dedicato ai Diari, dove si raccolgono testimonianze autobiografiche provenienti da tutta Italia. Vicino al Municipio si ammirano le Loggette del Grano, costruite nel Settecento, e nei pressi dell'abitato meritano una sosta il Convento di Santa Maria a Cerbaiolo e la chiesa di San Lorenzo a Baldignano, con la cripta risalente al Mille. Infine è da vedere il borgo fortificato di Mignano, splendido esempio di case castello costruite attorno alla chiesa parrocchiale.

Sansepolcro


Di origine romana, Sansepolcro è un'affascinante città d'arte dove si conservano palazzi e case di stile rinascimentale, immersa in un paesaggio naturale di rara bellezza. Divenuto famoso per aver dato i natali a Piero della Francesca, Sansepolcro fu patria di insigni studiosi ed artisti e raggiunse l'apice dello splendore nel Quattrocento. Nel Museo Civico si conservano numerose opere di Piero della Francesca, tra le quali spiccano l'affresco della Resurrezione e il Polittico della Misericordia.
La vita e l'opera di Piero della Francesca danno origine ogni anno al Palio della Balestra, in piazza Torre di Berta, dove i figuranti del corteo storico indossano costumi rinascimentali ispirati alle opere del maestro. I palazzi monumentali di Sansepolcro, risalenti al medioevo e al rinascimento, fiancheggiano per intero via XX Settembre che si conclude in prossimità della porta fiorentina, accesso principale alle mura di fortificazione ancora oggi integre. Tra i vari edifici di pregio merita una sosta la Casa di Piero della Francesca, alla cui progettazione probabilmente partecipò lo stesso artista e dove oggi ha sede il Centro studi a lui dedicato. Da vedere è sicuramente il Duomo di Sansepolcro, ricostruito nel Trecento sui resti di una badia camaldolense del Mille e più volte rimaneggiato fra il XIII e il XVI secolo. La facciata è frutto della radicale trasformazione avvenuta fra il 1936 e il 1945 che ha riportato alla luce le forme originali. All'interno del Duomo si conservano un crocifisso ligneo del XII secolo, noto come il Volto Santo, e una Crocifissione di Bartolomeo della Gatta. Da vedere anche la chiesa di San Francesco, costruita nel Duecento in stile gotico e impreziosita da un chiostro francescano, e la chiesa di Santa Chiara, recentemente restaurata ed adibita ad auditorium. La fortezza medicea, ricostruita sui resti di un edificio del trecento, è un bell'esempio di architettura militare cinquecentesca, ma può essere vista solo da fuori perché di proprietà privata.

Sestino


Sestino fu in origine un insediamento militare costruito dai romani per controllare il valico tra Arezzo e la Romagna, poi furono gli stessi romani a trasformarlo in una città monumentale ricca di templi, terme e palazzi affrescati.
Non si conserva quasi nulla di quel periodo, mentre restano numerose testimoniane della vitalità del paese durante il periodo medievale: splendidi sono i resti dell'abbazia benedettina costruita nel XII secolo sul Sasso di Simone e quelli della fortezza fatta costruire da Cosimo I de' Medici sullo stesso massiccio calcareo. Da visitare anche la pieve di San Pancrazio, riconsacrata nel 1259 e custode di un Crocifisso di scuola riminese, e l'Antiquarium Nazionale Sestinese, dove sono raccolte numerose testimonianze dell'età romana. Nel territorio di Sestino ha sede un importante Istituto di Studi e Ricerche della Civiltà Appenninica e lo splendido ambiente naturale circostante è tutelato dalla Riserva del Sasso di Simone e dal Parco Faunistico di Ranco Spinoso.
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